Ogni giorno faccio i conti con la mia ignoranza, perché a pensarci mi rendo conto di non sapere niente, non so se è per l'età che avanza che rende più difficile imparare o ricordare o perché in fondo quello che non so non mi serve per essere più felice, lo so che dovrei... dovrei conoscere la storia, la storia della città in cui vivo, o quella da cui provengo...i personaggi a cui le piazze o i parchi sono dedicati...dovrei conoscere meglio la geografia per sapere dove si trova esattamente uno stato o una città e con chi confina, almeno... so che ci sono guerre in corso... dovrei sapere un sacco di cose riguardo all'arte, alla letteratura, ai poeti, agli artisti o per lo meno imparare qualcosa delle opere che vedo e non fermarmi alla pura emozione... dovrei saperne di più di politica, economia, finanza...informatica, sistemi globali...dovrei conoscere bene almeno le funzioni del mio cellulare o del mio pc... invece so appena lo stretto indispensabile, lo strettissimo indispensabile per comunicare con il mondo. In quale campo io abbia acquisito una vera competenza è una domanda che mi pongo spesso, ma l'unica risposta che posso considerare valida me l'ha fornita il bimbo a cui da oltre un anno faccio da baby sitter. Quando ho cominciato ad occuparmene aveva meno di due anni ed era un piccolo tiranno che spadroneggiava nel regno in cui era costretto a vivere. Come un piccolo principino con tutte le serve ai suoi piedi, su cui poteva sputare, tirare oggetti, mordere ed abbandonarsi ad ogni genere di capriccio o disastro indisturbatamente. Pian piano, togliendolo dal contesto in cui poteva tiranneggiare, siamo diventati amici, abbiamo imparato a rispettare i ruoli, lui di bambino e io di educatrice, perché l'educazione ad un bambino così intelligente e vivo non può essere rimandata di un solo momento... Dopo oltre un anno che lo portavo in giro facendogli notare ogni cosa possibile, perché imparasse a vedere e rispettare quello che lo circonda... ecco, la coscienza umana che emerge, la bellissima coscienza umana in grado di stupire... "Tata..." mi ha detto, per poi aggiungere: "No... te non ti chiamo tata.... Donnattea, guadda che bello quell'abeo!"
"Donatella, guarda che bello quell'albero!" Un bambino che vede me, e non la tata, che fa una distinzione fondamentale tra la persona e il ruolo ed è in grado di cogliere e condividere la bellezza... è l'unica indiretta competenza di successo che posso portare nel mondo.
Un bambino che distingue il ruolo dalla persona, può comprendere che una madre è una persona, che un divo o un presidente o un immigrato di colore è una persona innanzi tutto, vedere gli altri come persone, simili, è la base del rispetto.
So che c'è la guerra, grande, feroce, spietata... ma la consapevolezza di un bambino non può passare inosservata...
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